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Pillole di storie romane

Inaugurazione dello "sparo"

La tradizione dello "sparo" risale al primo dicembre 1847, quando iniziò con un cannone da Castel Sant'Angelo, che sparando a salve segnalava mezzogiorno dando il via a tutte le campane di Roma. L'usanza venne meno dopo il 20 settembre 1870, riprendendo nel 1903 da Monte Mario, per passare poi dal 24 gennaio 1904 al Gianicolo. Nel 1939, il cannone fu messo a tacere nuovamente dagli eventi bellici. Nel 1959 in una popolare trasmissione televisiva, Il Musichiere, il conduttore Mario Riva si fece portavoce del ripristino di quella tradizione e la richiesta fu accolta. Il 21 aprile 1959 il cannone ricominciò a sparare.

Inaugurazione del Verano

Il cimitero fu istituito sotto l'amministrazione francese in applicazione dell'editto di Saint Cloud del 1804, che imponeva le sepolture fuori delle mura.Il cimitero, in romanesco "arberi pizzuti", fu comunque benedetto e inaugurato il 3 settembre 1835 in una solenne cerimonia. Era obbligatorio per tutti essere sepolti qui, eccezion fatta per papa, cardinali, vescovi, prelati, preti, frati, monache, nobili e raccomandati dei parroci, tanto che, come scriveva ironicamente il Belli, c'era da concludere che in quel modo non ci sarebbe stato sepolto nessuno.

Consegna dei sussidi alle zitelle

Ogni 25 marzo, per la festa dell'Annunziata, si svolgeva nella chiesa la consegna dei sussidi dotali alle zitelle; vi presenziava il papa, che vi arrivava al termine di una solenne cavalcata con il seguito della corte, tenendo Cappella alla presenza della nobiltà romana. Terminata la Messa le fanciulle, completamente avvolte in un manto bianco a eccezione degli occhi, tanto che erano chiamate le "ammantate", venivano accompagnate singolarmente con un cero in mano davanti alla sedia del papa e ammesse al "bacio della pantofola", ricevendo la benedizione e la dote.

Costruzione della Fontana delle Tartarughe

Sulla piazza spira un'aria misteriosa derivante dalla Fontana delle Tartarughe che sorge al centro di essa, per la quale si racconta che uno dei duchi Mattei, che abitava nel palazzo di Giacomo Mattei, essendo un giocatore incallito, una notte perse al gioco tutto quel che possedeva. Quando il futuro suocero lo seppe, gli mandò a dire che il matrimonio con sua figlia non si sarebbe fatto. Il duca, furente per l'insulto, volle far capire al futuro suocero che, anche senza soldi, restava sempre un potente e nobile signore, capace di ottenere quel che voleva. Così in una sola notte, fece realizzare proprio davanti casa sua la splendida fontana e il mattino seguente invitò a palazzo padre e figlia. Era il 1580.

Istituzione del lago

Il gioco del "lago" a piazza Navona fu istituito dai Panphilj il 12 giugno 1652 con le carrozze dei nobili che sfrecciavano tra alti schizzi, e fissato come festa ogni sabato e domenica d'agosto, direttamente gestito dalla nobile famiglia, almeno fin quando questo gioco non divenne popolare. Per motivi igienici fu eliminato nel 1676, ma venne ripristinato da Clemente XI nel 1703, restando in funzione fino al 1866: il sabato sera d'agosto si chiudeva il "chiavicone", posto allora presso la Fontana del Moro, e la parte concava della piazza rimaneva inondata in sole due ore. L'allagamento si protraeva fino all'una di notte della seguente domenica, e si rinnovava ogni sabato per tutto il mese.

L'illuminazione del "Cupolone"

Tra le curiosità di San Pietro c'è l'illuminazione della cupola, che un tempo si otteneva accendendo il sebo in apposite padelle creando un'atmosfera di particolare suggestione. Iniziò nel Seicento, dopo la consacrazione, e durò fino al 1870, per riprendere poi in occasione del giubileo del 1925 e seguitare fino al 1947. Si faceva ogni 28 giugno, vigilia della festa di San Pietro. L'illuminazione si estendeva anche alla facciata e al colonnato. L'accensione era simultanea in tutti i punti, grazie ad un segnale di luce convenuto che veniva dato dalla cima della cupola dal capo dei sampietrini (sono così chiamati gli uomini che lavorano al Vaticano), per cui tutti nello stesso istante accendevano le fiaccole.

Attentato alla Pietà

Il 21 aprile 1972 uno squilibrato austro-ungherese Laszlo Toth prese a martellate la Pietà di Michelangelo, sfregiando la figura della Madonna. Il lungo restauro, riuscito perfettamente, evidenziò sulla mano destra della Vergine il monogramma di Michelangelo, rimasto nascosto per quasi cinque secoli, ovvero una M disegnata sul palmo con le linee della mano.

L'incendio delle Anime del Purgatorio

Adiacente alla sagrestia della chiesa c'è il piccolo museo delle Anime del Purgatorio. Risale a un incendio che si verificò nella chiesa il 15 novembre 1897, sull'altare addobbato per una funzione religiosa in suffragio delle anime del Purgatorio: ai fedeli parve di scorgere tra le fiamme l'immagine di un volto sofferente che, spentosi l'incendio, rimase impresso sulla parete affumicata, sulla destra dell'altare. Il sacerdote, rimasto impressionato dall'evento miracoloso, si dette alla raccolta di stoffe, breviari, tavolette e bibbie sulle quali apparivano impronte lasciate dalle anime purganti.

Finalmente le donne cantano

Sul lungotevere Tor di Nona sorge un edificio quattrocentesco, prima utilizzato come carcere tristemente famoso per la sua durezza, poi ristrutturato e inaugurato nel 1669 come teatro. All' "Apollo", questo il nome del teatro, spetta il vanto di aver fatto cantare il 29 aprile 1798 per la prima volta a Roma delle donne nei ruoli femminili affidati in precedenza ai "sopranisti". Il teatro fu demolito nel 1889 e lo ricorda sul parapetto fluviale una stele marmorea.

L'ammaraggio di Francesco de Pinedo

Nel pomeriggio del 7 novembre 1925 Francesco de Pinedo ammarò all'altezza dello scalo su lungotevere Arnaldo da Brescia con il suo idrovolante Gennariello dopo un'impresa transcontinentale durata sette mesi, che lo aveva portato fino in India, nelle Filippine e a Tokyo.

La scommessa della cortigiana

Nel Rinascimento la piazza divenne il quartiere delle cortigiane, che abitavano nella via dei Coronari e frequentavano la chiesa di Sant'Agostino. Tra di loro è rimasta famosa Matrema Non Vòle, così soprannominata perchè questa era la risposta che dava a chi le chiedeva di fare l'amore quando era giovanissima, ma arrivata a dodici anni "vòle". La sua popolarità le viene dalla eccentrica scommessa che fa durante il conclave per l'elezione del successore di Leone X tra il 27 dicembre 1521 e il 9 gennaio 1522, per cui in caso di vittoria del suo candidato lei avrebbe vinto cento scudi, altrimenti si sarebbe concessa in una prestazione gratuita per tre notti di seguito. Perse e pagò.

La processione delle partorienti

A questa chiesa faceva capo il culto di Sant'Anna legato a caratteristiche manifestazioni di folklore, come la "pricissione de le panze": si svolgeva il 26 luglio e consisteva nel ritiro di una candelina che, accesa all'inizio delle doglie, avrebbe facilitato il parto e il lieto evento si sarebbe compiuto "entro la durata della candela". Le accompagnavano i palafrenieri, cavalcando mule e portando appeso alla schiena il cappello cardinalizio dei rispettivi titolari; la processione terminava a Ponte Sant'Angelo, dove era accolta dalle salve d'artiglieria sparate da Castel Sant'Angelo.

Il trasferimento della Scala Santa

La scala più "santa" della terra si trova nell'edificio costruito da Domenico Fontana, di fronte al Palazzo Lateranense. Originariamente si dice che fosse nel palazzo di Ponzio Pilato a Gerusalemme e che Gesù Cristo vi sia salito e sceso tre volte. Quando venne portata a Roma, fu collocata dapprima nell'antica sede dei papa, nel Patriarchio Lateranense, e sistemata dov'è ora solo nel 1589. Il trasferimento venne realizzato in una sola notte e per ogni gradino si tenne una processione. Il lavoro fu eseguito con tale rapidità che all'epoca si gridò al miracolo, anche se in questo caso a compierlo furono trecento manovali che per di più lavorarono gratis.

La ricerca del tesoro

Tra il 1559 e il 1565 venne a Roma un Goto con un libro antichissimo che dava indicazioni su una reliquia romana, una piccola scultura che teneva una cornucopia nella mano sinistra e l'indice della destra puntato verso terra. Secondo il millenario libro il punto additato dalla manina era custode di straordinarie gioie. Lo straniero osservò tutti i ruderi romani fino a quando, sei mesi dopo,trovò la figuretta sotto l'arco degli "argentarii". Dal papa Pio IV si fece dare la dispensa di scavo e, aiutato da uno scalpellino, aprì una buca. Trovò una porta che immetteva in un ingresso umido. Vi entrò trepidante, ma la porta si chiuse e del Goto più nessuna notizia. Si vociferò che l'improvvisato archeologo avesse davvero trovato il tesoro e, siccome ne doveva dare il novanta per cento alla Chiesa, fosse riuscito a squagliarsela attraverso un'altra uscita.

Inaugurazione del "passetto"

C'è un passaggio che da Castel Sant'Angelo consente di arrivare al Vaticano attraverso il corridoio ricavato all'interno dello spessore delle vecchie mura: una strada-fortilizio inaugurata da Niccolò III nel 1277. Il passetto consentì a Clemente VII di rifugiarsi nel castello durante il terribile sacco di Roma del 1527. Il camminamento, proprio perché mise in salvo un papa, sembra abbia il potere di risolvere i problemi di lavoro di chiunque lo percorra. Inoltre, poiché la costruzione venne restaurata da Alessandro VI Borgia, noto per le sue stravaganze sessuali, si mormora che una persona affetta da impotenza possa recuperare la propria virilità dopo aver percorso per 77 volte di seguito l'intero "passetto".

Inaugurazione del "baldacchino"

Il 29 giugno 1663 il baldacchino del Bernini venne mostrato ai fedeli e un applauso scrosciante scoppiò. Non tutti si accorsero di un dettaglio: sui basamenti delle colonne tortili sono rappresentate le varie fasi della maternità, una curiosità che racchiude in sè qualcosa di tenebroso. Si vede un volto di donna che, di bassorilievo in bassorilievo, si altera fino ad uno stravolgimento dei lineamenti; un ventre che si gonfia a dismisura, da cui appare un faccino di bimbo ridente. Un modo questo, per il Bernini, di consumare una terribile vendetta: le fasi di un parto devono raccontare il suo sfortunato amore per la nipote del papa, contrastato dal pontefice stesso che non accettava l'artista come parente.

Una Porta Magica a Piazza Vittorio

Il marchese Massimiliano Palombare, lì dove oggi si estende affogata dal mercato piazza Vittorio, alla fine del Seicento abitava in una splendida villa. Qui amava riunirsi l'eletto gruppetto degli ermetici romani, amanti delle filosofie classiche e delle scienze occulte. Proprio nel giardino della superba dimora si apriva la celebre Porta Magica, l'unico monumento alchemico di Roma e uno dei pochissimi sopravvissuti al mondo. Ancora oggi la si può ammirare, o, almeno, quello che ne resta: il frontone, gli stipiti incisi con lettere ebraiche e segni alchemici, due statue grottesche e iscrizioni in latino. La Porta rivela i segreti dell'alchimia, della pietra filosofale e della trasmutazione.