Aneddoti Romani
Il miracolo del piccolo Paolo Massimo
Nella storia del palazzo, l'evento che è rimasto incancellabile è quello legato al piccolo Paolo, figlio quattordicenne di Fabrizio Massimo. Il 16 marzo il ragazzo morente chiese la visita di Filippo Neri, che giunse al capezzale quando lui era già morto. Pronunciate alcune preghiere, il santo lo fece tornare in vita, e poichè Paolo chiese di confessarsi per poter raggiungere in paradiso la sorella Elena, Filippo esaudì il suo desiderio benedicendolo mentre il giovane nuovamente moriva.
Decorazione del salone dei "Cento giorni"
Paolo III decise di finanziare la decorazione ad affresco della grande sala dove, durante il Sacco di Roma, avevano trovato rifugio quei prelati assegnati poi come ostaggi ai Lanzichenecchi. Il salone venne chiamato dei "Cento giorni" perché la decorazione, affidata al Vasari, venne compiuta appunto in cento giorni e cioè dal 16 agosto al 23 novembre. L'opera registrò l'ironico commento di Michelangelo al vanto del Vasari per la sua tempestiva esecuzione, stigmatizzato in un laconico "E si vede!"
"La scala dell'ispirazione" all'Orto Botanico
Risale al 1883 ed è tra i più estesi d'Europa. Nell'Orto Botanico di Roma si possono ammirare varietà di piante straordinarie, nostrane ed esotiche. Non a tutti è noto però, che la scala situata al centro del giardino è stata edificata su di un'altra preesistente, chiamata "saliscendi dei sogni". L'antica scala era di 7 gradini, quanti erano stati quelli posti dalla dea Demetra per fuggire agli inferi. La leggenda vuole che su questa scala convenissero Orazio e Virgilio per trarvi ispirazione. Seduto su questi gradini il regista Orson Welles cominciò a scrivere la sceneggiatura di Othello, e lo scrittore Richard Bach concepì l'idea originaria per il suo famoso libro "il Gabbiano Johnatan Livingstone", colpito dai voli degli uccelli tra i rami.
La stagione d'amore nella "casa dei mostri"
Al numero 30 di via Gregoriana c'è la "casa dei mostri", un palazzo cinquecentesco di cui artefice è l'artista Federico Zuccari. Il curioso nome gli deriva da finestre e porte scolpite come gigantesche gole spalancate. Nel 1904 l'edificio venne acquistato da Enrica Hertz. Proprio qui, nella "case dei mostri", Gabriele D'Annunzio ambientò alcuni episodi chiave de Il Piacere. Da questa scelta nasce la seguente tradizione: coloro i quali non sono attratti dai giochi erotici devono osservare i mostri e toccare il portale. L'atmosfera di voluttà del libro dannunziano si dovrebbe trasferire nella mente del richiedente.
La prima esposizione di teste
Tra le tante notizie storiche pervenute, ce n'è una che ricorda il ponte Sant'Angelo come luogo adatto per esporvi, tra il 1480 e il 1500, i cadaveri dei condannati a morte, perché tutti potessero vedere e meditare prima di turbare la quiete cittadina, operando con la violenza e il delitto. Durante l'anno santo del 1500 ebbe luogo la prima "esposizione" e pare che ben 18 impiccati furono appesi sul ponte, nove per ogni ingresso. E non finì lì. Altre forche e altre teste mozzate erano all'ordine del giorno, tanto che in seno al popolo nacque il commento proverbiale: "Ce so' più teste mozze su le spallette, che meloni al mercato".
Le "favate e ciriolate" di Ponte Cavour
I lavori su progetto di Vescovali iniziarono nel 1896 per concludersi nel 1901, mentre l'inaugurazione ebbe luogo il 25 maggio dello stesso anno. Una nota di folclore venne offerta, in quel giorno, dalla scampagnata all'ombra dei piloni sul "piagaro", ossia su quella piega del Tevere in cui la rena si depositava formando piccole spiagge. Il popolo organizzò le "favate e ciriolate" (fave, pasta e ciriole) servite sugli "sciacquerelli", le caratteristiche palette di legno, strumenti dei barcaioli per buttar l'acqua fuori dalle barche.
Le traghettate di Caronte
Con la costruzione del ponte Cavour, quello di Ripetta fu ritenuto inutile, anche perché il suo posto era stato già preso, alla fine dell'Ottocento, da un famoso traghetto: la "barca di Caronte". I romani chiamavano così una barchetta che trasportava in Prati comitive di gitanti. Guidava la barchetta lungo la fune tesa fra una riva e l'altra, il barcaiolo Toto, detto "Caronte" per la grande barba.
Il prodigio del movimento degli occhi
A due passi da Fontana di Trevi si può incontrare una Madonnella, famosa per il prodigio del movimento degli occhi avvenuto, come avvisa l'iscrizione latina ai suoi piedi, il 9 luglio 1796. Poiché l'effigie continuava nei giorni seguenti a muovere gli occhi, fu allestito un processo per far deporre i testimoni oculari. Il primo testimone fu il marchese del Bufalo che affermò: "Le luci di ambedue gli occhi dell'immagine si muovevano e si elevavano al di sopra, tanto che, poco a poco e con moto lento, andavano quasi a nascondersi sotto le palpebre".
Il miracolo del lumicino
Una leggenda vuole che nel 1577, durante una piena del Tevere, un lumicino che ardeva sotto un'immagine della Madonna, collocata alla base del campanile di S. Giovanni Calibita (ospedale Fatebenefratelli), fosse sommerso dalle acque, rimanendo prodigiosamente acceso. L'immagine, subito riconosciuta miracolosa, fu portata all'interno della chiesa, dove è ancora visibile. Al suo posto, un'altra Madonnella a ricordarne l'evento.
Il duello sleale
Un'immagine trecentesca della Madonna con Bambino, di autore anonimo, era collocata sotto uno degli archi dei portici adiacenti al teatro di Pompeo. Qui scoppiò il 10 gennaio 1546 una rissa tra due uomini. A un certo punto uno dei due estrasse un'arma e stava per colpire l'avversario, quando quest'ultimo gridò: "Per amore della Madonna, non uccidermi!". L'assalitore lasciò cadere l'arma e abbracciò l'avversario, che slealmente lo uccise. A seguito di questo spettacolo dagli occhi della Madonna sgorgarono lacrime. La Madonnella venne collocata nella chiesa di Santa Maria del Pianto.
La Madonna dell'Archetto muove gli occhi
Il 9 luglio 1796 la fama della Madonnella salì alle stelle perchè diede inizio a quella serie incredibile di eventi miracolosi che tanta impressione fecero nella città, che viveva nel terrore dell'invasione francese. Il prodigio consistette nel movimento degli occhi, ripetutosi più volte. Secondo la testimonianza di Camillo de Cupis il miracolo aveva luogo quando la moltitudine dei fedeli, intonate le litanie, giungeva all'invocazione "Sancta Maria". Pare che qualcuno per verificare da vicino il movimento fosse salito su una scala e avesse misurato con un compasso l'ampiezza dello stesso.
Le "sassaiole" dei bulli
Alla fine dell'Ottocento si combattevano fra rione e rione furiose battaglie con i sassi. Era uno sfogo, una valvola di sicurezza per calmare i bollenti spiriti dei bulli romani. La sassaiola era il corrispettivo della moderna partita di calcio domenicale. Le squadre si affrontavano come in un campo di battaglia, si circondavano, si catturavano ostaggi da una riva all'altra del Tevere. Il campo di battaglia preferito era il Foro Romano, detto "Campo Vaccino", intorno ad un abbeveratoio ricavato da una enorme vasca di granito, che fu poi destinata a fontana sotto i cavalli dei Dioscuri, sul Quirinale.
Celebrazione della "Passatella"
La passatella, tipico gioco da osteria di fine Ottocento, passatempo preferito dei bulli di Roma, aveva un suo cerimoniale aulico, imbottito di battute satiriche e allusioni sferzanti, che mandavano in bestia i permalosissimi bulli oggetto di scherno da parte dei rivali. Nella Passatella si riversavano antichi rancori e rivalità, per cui il Padrone e il Sotto (il sottopadrone) si prendevano l'arbitrio di far bere gli amici e di lasciare "olmo", cioè senza bere un goccio di vino, il loro avversario. Il gioco dava così adito a risentimenti e risse, che il più delle volte degeneravano in feroci coltellate.