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Il carnevale di Roma

Le corse dei Bérberi

A partire dal secolo XVIII, la grande attrattiva del Carnevale Romano sono le corse dei Bérberi, famosi cavalli che correvano senza fantino.

La partenza avveniva da piazza del Popolo, per continuare lungo la via Lata, come allora si chiamava il Corso, per arrivare a piazza Venezia, fra due ali di popolo che li incitava, mentre i nobili vi assistevano dalle finestre dei palazzi che si affacciavano sul corso. Alla metà del secolo comincia la gara serrata fra le famiglie nobili per il possesso dei migliori berberi da far correre durante il Carnevale.

La vittoria del palio prelude quasi sempre ad una distribuzione di vino e vettovaglie al popolo.

Feste e festini degli aristocratici

Nella seconda metà del Settecento il Carnevale Romano richiama il fior fiore dell'aristocrazia europea, in onore della quale si moltiplicano feste e banchetti, gustosi e magnifici.

Nei grandi palazzi, oltre ai balli in maschera, si gioca la bazzetta, il goffo, il faraone, la zecchinetta, e tanti altri giochi d'azzardo, durante i quali molti nobili si rovinarono, gettando al tavolo come posta intere e prestigiose residenze.

La cosa aveva raggiunto una tale gravità che il pontefice Benedetto XIV fu costretto ad intervenire con disposizioni severe per impedire ai giocatori, spesso anche alti prelati, di ridursi sul lastrico.

Feste giacobine

Dopo l'avvento dei Bonaparte, le feste di Carnevale cambiano sede, dai palazzi dei nobili alle case della borghesia emergente.

Durante il Carnevale del 1802, in casa del conte Bolognetti, di dà un banchetto in cui, come gioco carnescialesco, ogni ospite è invitato a presentarsi con una preparazione gastronomica. Nasce quasi certamente da quello scherzo, la simpatica abitudine moderna delle riunioni amichevoli in cui ciascuno porta qualcosa.

La mascherata di Canova

Dall'inizio dell'Ottocento, il denaro per le maschere di Carnevale scorre a fiumi. E' rimasta negli annali la mascherata del 1805, che aveva per tema "Il convito degli dei", di cui era stato pittore e regista Antonio Canova.

Saturnali

Le origini del Carnevale si fanno risalire ai pagani Saturnalia, che si svolgevano in prossimità del solstizio d'inverno, celebrati nella Roma antica tra la fine di dicembre e i primi di gennaio, in onore di Bacco, la versione latina del dio greco Dioniso.

Si fa risalire il carnevale romano ai Saturnali perchè è proprio durante queste feste che compaiono le prime maschere, al riparo dalle quali si gozzovigliava e ci si abbandonava nelle strade ad ogni sorta di comportamenti anche non troppo leciti.

Il Palio di Testaccio

Un raro manoscritto del secolo XIV riporta l'organizzazione del palio di Testaccio, organizzato per le feste di Carnevale, e descrive come i caporioni nominati dal senato andassero in giro per i vari rioni accompagnati da un toro, con l'incarico di raccogliere le offerte di cibo necessarie alla festa: "Non se vedeva, se non fiaschi di vini de tutte le sorte, rosci et bianchi et sopresati saciccioni bolognesi cacicavalli pizze da pasta de provatura lengue vestute co' li mazzi colarini...".

Sin dal Medioeva, infatti, le feste di Carnevale acquisirono un carattere di solennità ufficiale, nonchè una grande importanza politica, tanto da essere regolate per secoli da veri statuti.

Il popolo e le varie confederazioni di arti e mestieri partecipavano con entusiasmo all'organizzazione della "festa più grande del mondo", cui assisteva lo stesso Pontefice.

I conviti di Paolo II

Con il Rinascimento, il Carnevale Romano raggiunge il massimo fulgore.

Fu Paolo II (1464-71) a dare impulso alle feste, offrendo al popolo conviti che i cronisti definiscono "splendidissimi".

Le tavole per l'occasione venivano imbandite sotto padiglioni appositamente costruiti, nei giardini accanto alla basilica di San Marco, sulle quali venivano serviti carni e pesce preparati in modo raffinato ed eccellenti vini.

Dove non mancavano le "costruzioni" gastronomiche, cucinate e montate solo per far bella mostra. Come la scrofa cotta, rivestita della sua pelle e circondata dai suoi piccoli in atto di allattarli. O un pavone, sempre cotto, rivestito di piumaggi e coloratissima ruota, che dal becco sputava una fiamma.

Il Carnevale dei Bonaparte

Quando l'armata francese durante il Carnevale del 1798, al comando di Giuseppe Bonaparte, si posiziona a Monte Mario, il Papa, prima di ordinare lo sgombero della fortezza di castel Sant'Angelo, pensa di addolcire il nemico spedendogli in dono "...40 bottiglie di vino, una vitella mongana e 1 storione". Ma il potere temporale della Chiesa è ormai travolto. Gli ebrei del ghetto, in pieno Carnevale, innalzano davanti alla sinagoga l'albero della libertà accompagnato da una lauta distribuzione gratuita di vino e rinfreschi.

Il Barbiere di Siviglia

Il Carnevale del 1816 fu allietato dalla turbinosa rappresentazione del Barbiere di Siviglia, commissionata dal duca Sforza Cesarini al ventiquattrenne Gioacchino Rossini, astro nascente della musica.

Invenzione dei coriandoli

In epoca risorgimentale, durante la Repubblica romana, il Governatore di Roma proibisce il lancio per strada durante il Carnevale, dei sassetti di gesso, sostituendoli con i semi di coriandolo ricoperti di farina e zucchero.

Il Carnevale del Regno d'Italia

Con l'avvento del Regno d'Italia, la vecchia Roma papalina scompare, aumenta a dismisura il numero degli abitanti.

I palii che si corrono per il Carnevale sono sempre più pericolosi per l'enorme afflusso di spettatori. Gli incidenti mortali si moltiplicano e ad uno di questi assiste la stesse principoessa Margherita di Savoia dalle finestre del Palazzo Fiano sul Corsao.

Con il 1884, i palii vengono soppressi e il vecchio carnevale romano si consegna alla storia.