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Donne di Roma

Le artiste di Roma

Roma ha dato i natali ad illustri protagoniste dell'arte contemporanea. Difficile elencarle tutte, ne segnaliamo alcune. Benedetta (Cappa Marinetti), nata a Roma nel 1897, e morta a Venezia nel 1977, iniziò a frequentare lo studio di Giacomo Balla nel '17, dove conobbe, Filippo Tommaso Marinetti, che sposò nel '23. Iniziò nel movimento futurista con esercitazioni "parolibere" e un romanzo, per poi abbracciare l'"Aeropittura". Abbandonerà questa attività dopo la morte del marito nel '44. Luce Balla (1904-1994), figlia del pittore Giacomo Balla, deve la sua formazione artistica agli insegnamenti del padre. Sue le famose serie dei "Notturni". Carla Accardi, nata a Trapani nel 1924, ma di formazione romana. Il clima culturale della città la convinse a trasferirivisi definitamene nel '45. Conosce Consagra, Turcato, Attardi, Dorazio, Guerrini, Perilli e dà vita al rivoluzionario Gruppo Forma 1 impegnato sul fronte dell'arte astratta. Giosetta Fioroni, nata a Roma nel 1932. Negli anni Sessanta è l'unica donna a far parte del gruppo Scuola di Piazza del Popolo, con Schifano, Angeli, Festa. Dagli anni '90 si dedica alla ceramica. Stefania Fabrizi, nata nel 1958, famosa per la rappresentazione dei corpi energumeni degli atleti, dei giganti e dei pugili, figure nude, asessuate, lisce, eroiche. Paola Gandolfi, nata nel 1949, famosa per la rappresentazione di corpi spezzati. Figure prevalentemente femminili, sospese in dimensioni senza tempo, spazio ne' gravità, colte nella frammentazione delle varie parti del corpo. Ida Magliocchetti (1871-1938) attivista nei movimenti femministi italiani di fine '800, e all'inizio del secolo entra in contatto con gli ambienti del Divisionismo romano. Antonietta Raphael, scultrice e pittrice, lituana di nascita nel 1895, ma di formazione e affermazione romana, dove morirà nel '75. Con Mafai, suo futuro marito, Mazzacurati e Scipione, nel '25 dà vita al sodalizio noto come Scuola di Via Cavour, di ispirazione espressionista.

Elsa Morante

La scrittrice nasce a Roma nel 1912,finiti gli studi liceali va a vivere da sola, dando lezioni di italiano. Sposa Alberto Moravia nel 1941 e in quello stesso anno viene pubblicato il suo primo libro, "Il gioco segreto". Vince il premio Viareggio con il romanzo "Menzogna e Sortilegio", e lo Strega con "L'Isola di Arturo". Viaggia in giro per il mondo con Moravia e Pasolini, ma l'esperienza della morte dell'amico, Bill Morrow, turberà per sempre la sua esistenza. Nel 1974 esce il suo terzo romanzo, "La Storia", che ha un enorme successo di pubblico ma anche molte critiche. Laura Morante muore a Roma, a seguito di un infarto, nel 1985.

Paolina Bonaparte

Figlio di Marianna Salviati e Marco Antonio Borghese era Camillo Borghese, che si era preso per moglie la sorella di Napoleone, Paolina. Camillo era un tipo sempliciotto e alquanto rozzo, non certo adatto a dar soddisfazione e a governare una giovane donna vivacissima e preoccupata soltanto di esercitare il suo sport preferito, che era quello di procurarsi una serie di scandali da far inorridire la suocera. Paolina fece parlare tutta Roma, quando all'inizio dell'Ottocento, posò tutta nuda per il Canova. Si racconta che alla richiesta dello scultore se non si sentisse in imbarazzo, abbia replicato che lo studio era ben riscaldato e che non aveva di che lamentarsi. Tuttavia Paolina non era cattiva. Quando il bel mondo in cui era vissuta le crollò addosso, se ne venne a Roma con la madre Letizia e restò con lei nel palazzo Bonaparte di piazza Venezia per assisterla amorosamente.

Cristina di Svezia

Per quanto brutta, mascolina e prepotente, Cristina di Svezia fu per Roma una specie di regalo in quella seconda metà del Seicento: ebbe la capacità di valorizzare e aggregare intorno a sé i fermenti culturali più produttivi della città eterna. Trasgressiva ed insolente, giocò il ruolo di regina, pur senza trono, fino in fondo, barattando il titolo regale per una religione, quando abbandonò il rigoroso luteranesimo e si convertì al cristianesimo abdicando in favore del cugino. Si guadagnò, così, l'invito a Roma da papa Alessandro VII. Protesse, amò e odiò al tempo stesso uomini e donne, ma soprattutto amò ogni forma d'ingegno umano, dalla scienza all'arte del teatro. Con l'istituzione dell'Accademia Reale indicò la strada a quei letterati che s'incontravano nel suo palazzo, i quali dopo la sua morte avvertirono l'esigenza di perpetuarne l'opera, fondando l'Accademia dell'Arcadia, che restò in vita fino al 1925.

Vittoria Colonna

Rifuggendo da ogni mondanità Vittoria Colonna recitò per tutta la vita, con profonda convinzione, il ruolo della sposa fedele e inconsolabile, poetessa e letterata per diletto, alla quale solo la fede poteva offrire conforto, sorda alle maldicenze sulla infedeltà del marito guerriero Francesco d'Avalos, morto nel 1525 quando lei aveva trentaquattro anni. Influenzata dalla dottrina di Juan de Valdès, secondo cui la salvezza dell'anima si sarebbe potuta conquistare con la sola fede e non attraverso pratiche religiose esteriori, Vittoria Colonna instaurò un profondo legame con Michelangelo. L'artista, più grande di diciassette anni, rimase colpito dalla forza del suo credo e dalla sua severità morale. Il riformismo di Vittoria Colonna fece breccia nel cuore di Michelangelo proprio quando si apprestava a realizzare il Giudizio Universale. L'artista le dedicò alcune sue Rime e la ritrasse inserendola tra i personaggi del grande affresco per la Cappella Sistina.

Le cantanti di Roma

Roma e le sue voci femminili. Anche qui, pochi nomi e tante scuse per le non volute omissioni. Prima tra tutte, Gabriella Ferri, grande interprete della storia della nostra città, trasformata in note nelle sue canzoni, in ritornelli come l'indimenticabile "dove sta Zazà". Con un salto fino ai giorni nostri, incontriamo subito Giorgia, figlia d'arte, vincitrice di due San Remo, un'interprete dalle grandi doti vocali, che ha conquistato il cuore della gente con canzoni come "Strano il mio destino" e "Girasole". Ha collaborato con artisti come Bocelli, Pino Daniele, Alex Baroni, Zucchero.

L'esordio di Marina Rei risale ad otto anni fa, seguito da una partecipazione a San Remo, dove vince il premio della Critica, e dall'uscita dell'album "Marina Rei". "L'incantevole abitudine", del 2002, viene definito il suo lavoro migliore, un disco dove riesce ad esprimere la sua personalità e la sua voglia di comunicare. Syria, nella vita Cecilia Cipressi, inizia anche lei con San Remo, vincendo prima tra i giovani e piazzandosi poi terza nel '97, tra i big. Pubblica il suo primo album con lavori di Claudio Mattone. E' del 2000 il suo quarto album "Come una goccia d'acqua", collabora con Antonacci, Jovanotti, Nannini e Pezzali. "Le mie favole" è l'ultimo lavoro uscito, seguito solo dal singolo "Mi consumi". Conquista il pubblico con la sua voce, calda, sensuale, a volte aggressiva, viene amata per la sua simpatia e la sua semplicità.

Anna Magnani

Figlia naturale di Marina Magnani e di padre ignoto, Anna Magnani nasce a Roma il 7 marzo 1908 e studia all'Accademia d'Arte Drammatica. La sua formazione artistica si compie a teatro e nella Rivista tra il 1929 ed il 1934. Quello stesso anno, la Magnani fa il suo debutto cinematografico nel film di Nunzio Malasomma "La cieca di Sorrento". La carriera cinematografica la strappa ben presto, e definitivamente, alle tavole del palcoscenico dove Nannarella farà un fugace ritorno solo nel 1965, con la Lupa di Verga. Nel 1941 interpreta la cantante Loletta nel film di Vittorio De Sica "Teresa Venerdì", e nei due anni successivi è protagonista, con Aldo Fabrizi, di due film popolari di grande successo: l'Ultima carrozzella e Campo de' Fiori.

Leggendaria è la sua interpretazione in Roma città aperta, del 1945, di Roberto Rossellini. Tra l'attrice e il regista ci sarà anche una lunga storia d'amore interrotta burrascosamente dall'arrivo in Italia, e nella vita del regista, di Ingrid Bergman. La Magnani per pura ripicca verso Rosselini, che firmava per la Bergman "Stromboli", girò nel 1950 il film, dagli esiti incerti, Vulcano. Bellissima (1951), di Luchino Visconti, chiude con ironia la stagione neorealista. Nel 1956 la Magnani vince l'Oscar come miglior attrice per la grande interpretazione nel film di Daniel Mann "La rosa tatuata" , con Burt Lancaster, su un soggetto che Tennessee Williams scrisse proprio pensando all'attrice romana. Nel 1972 è apparsa per l'ultima volta sullo schermo, nel film di Federico Fellini "Roma". Anna Magnani è morta nella sua amata città, il 26 settembre 1973.